"La Translagorai è un trekking di piu giorni che attraversa tutta la catena del Lagorai da sud -ovest a sud-est. Sono luoghi molto poco frequentati a causa della sua relativa inaccessibilità nei tratti in quota e in più i rifugi sono pochissimi.
L'attraversata si poggia quindi su alcuni bivacchi o malghe distribuiti però spesso in modo poco compatibile con l'attraversata in quota (soluzione piu pratica rimane la tenda).
Ne consegue che si presenta come un' avventura affascinante nella solitudine di queste stupende montagne ancora non antropomorfizzate, ma che necessita di una buona preparazione di base e di uno spiccato spirito di adattamento affinchè questi 5-6 giornipossano rimanere indelebili nei vostri piu bei ricordi."
(da http://www.enrosadira.it/lagorai/translagc.htm)
... E' quasi passato un anno dall'esperienza che mi ha avvicinato all'alta montagna. Di seguito riporterò il resoconto di quell'avventura, fatto da me e da altri che vi parteciparono , in modo che queste descrizioni non vadano perse negli aggiornamenti dei vari forum in cui furono originariamente scritte ma rimangano in rete , a vantaggio di coloro che in futuro cercheranno documentazione su questo percorso;
La 'nostra' Translagorai del 2008, per ragioni di tempo, fu in realtà accorciata ad una parte di quella completa (dal Passo Rolle al Passo del Manghen, anzichè fino a Vetriolo Terme)
Translagorai dei “Girovagandi” (scritto da Nantes, originariamente pubblicato su www.girovagandoinmontagna.it)
"La mia vuole essere una relazione tecnico-descrittiva dei quattro giorni passati (se è un po lunga scusate ma voglio essere preciso)
Ringrazio la compagnia e precisamente: Sghiri, Fuaz, Ale, Papalla, Emiliano, Lorena, Elisabetta
Prologo …. Malga Rolle
Partenza da malga Rolle a quota 1910 prima del passo alle ore 17.30;

seguendo il segnavia
348 si scende subito nella valletta e, attraversato un torrente ci si inoltra nel bosco su comodo sentiero ormai levigato dalle migliaia di passi dei visitatori dei 2 laghetti Colbricon;
dopo numerosi saliscendi e circa mezz’ora si giunge in vista del rifugio posto sulla sponda orientale dei lago superiore.
Qui ci fermiamo e, appena iniziamo ad esplorare il territorio per trovare un posto per l’accampamento, il gestore ci avverte che, essendo riserva integrale il posto è costantemente sorvegliato dalle guardie forestali e un bivacco ci costerebbe più di una stanza 5 stelle a S.Martino di Castrozza.

Con in mente il rimpianto per i “Canederli” del rifugio decidiamo quindi di proseguire .
Preso il segnavia
349, che ci accompagnerà fino al Cauriol, iniziamo subito a salire una rampa mostruosa che, visti i carichi, mette alla prova gambe e fiato .

Sotto lo sguardo curioso dei camosci ci inerpichiamo per pietrame tra varie tracce di sentiero e resti di baraccamenti, il cielo è stracarico di nuvole basse bianchissime e con nostra gioia inizia anche a piovere gocce che sembrano gavettoni;
per fortuna è solo un avvertimento e verso le 8 di sera arriviamo alla forcella a quota 2420 tra il Colbricon piccolo e il Colbricon.
Dato il posto pietroso ci abbassiamo un po’ sull’altro versante e per fortuna troviamo quasi subito uno spiazzo riparato dal vento per le tre tende nei pressi di un ruscello. Montato il campo 1 e dopo una cena veloce è già notte.

1. giorno …. Colbricon
Il mattino dopo un cielo sereno appena velato ci risveglia; colazione, toelette varie, confezionamento zaini e si parte, questa volta con in testa almeno otto ore di marcia! ;
Il sentiero, se si può chiamare così, è un susseguirsi di pietrame disomogeneo che obbliga a compiere numerosi saliscendi, passi sempre disuguali; il paesaggio non permette di valutare l’effettiva distanza tra una forcella e l’altra;
dapprima si prosegue seguendo la costa sotto le cime di Ceremana fino all’omonima forcella; ad un certo punto, dove ricordavo era una lingua di neve ora troviamo un profondo canale attrezzato con una ripida scaletta di circa 6 metri da passare con molta attenzione data l’assenza di protezioni individuali (non avevamo previsto di portarci anche le imbracature).

Seguendo ora le cime di Bragarolo, dopo un paio di forcelle e sellette che ogni volta ci riproponevano lo stesso paesaggio e sempre gli stessi pietrami arriviamo al bivacco Aldo Moro (2565m); sono circa le 12.00.

Aggiriamo il Coston dei Slavaci e giungiamo nell’anfiteatro glaciale del Valon dove troviamo 150 metri più in basso un laghetto ghiacciato; data la totale assenza di sorgenti facciamo una sosta e scendiamo per un rifornimento acqua .
Proseguiamo poi, sempre su pietrame per altre due ore salendo alla sella del Valon (2480m) scendendo alla forcella di Cece (2390m) risalendo poi su una quasi inesistente traccia fino alla sella della cresta di Cece (2660m) ;
dopo un altro tratto di saliscendi facendosi strada tra massi enormi, passando sotto l’impressionante guglia del Campanile di Cece, il sentiero picchia verso la forcella Valmaggiore e il bivacco “Paolo e Nicola” dove finalmente troviamo terreno erboso.
Al bivacco troviamo solo due persone (un ragazzino con uno pseudo zio); A 5 minuti dal bivacco c’è una sorgente e quindi decidiamo di lasciare le tende imballate e di pernottare. Nel bivacco accendiamo la stufa e facciamo cena risparmiando gas; la sera c’erano circa 30 gradi all’interno e 10 all’esterno .
Nessuno riesce a dormire perché il bivacco è piuttosto piccolo per 10 persone e il ragazzino continua ad alzarsi, guardare fuori, entrare, uscire, chiamare lo pseudo zio ecc…
2. giorno …. Forcella Valmaggiore
Cielo leggermente nuvoloso ma che fa ben sperare; solita toeletta alla fonte; solito confezionamento zaini (ma la “roba” aumenta di peso e volume con l’umidità in montagna?)
Si parte su sentiero comodo che, oltrepassato la sella del Doss Caligher (2250m) diventa strada militare lastricata; Sotto cima Valbona il sentiero si divide e anche noi facciamo due gruppi, il primo aggira a nord cima Moregna e passa sopra l’omonimo lago per giungere al lago della trote, il secondo sale fino alla forcella Moregna (2397m) e scende al lago delle trote passando per il lago Brutto incastonato in una stretta valle.
Al lago delle Trote (2100m) ci ricompattiamo e comincia la salita verso forcella di Coldosè, forcella di Cadinon, e forcella di Canzenagol (2310m), sempre con una piccola discesa tra una forcella e l’altra.
Dalla forcella Canzenagol discesa terrribbbile, dapprima su piatte inclinate e zolle erbose, poi nel bosco con il sentiero che invece di scendere progressivamente ogni tanto traversa qua e la in mezzo all’erba alta e poi piomba quasi verticale .
Arriviamo infine alla malga Sadole dove, nonostante l’ora (14.30) ordiniamo il piatto del giorno (polenta, braciole, puntine, pasta di lucanica, funghi e chi più ne ha più ne metta), non ci facciamo sfuggire il dessert (io e Ale e anche mezzo litrozzo di vino) . Qui, purtroppo ma saggiamente, Papalla decide di fermarsi; il ginocchio peggiora sempre più ed è inutile proseguire su un sentiero che, sappiamo, sarà durissimo sui pieroni domani. Per fortuna trova un passaggio fino a Ziano e da lì i servizi pubblici sono comodi.
Noi, rimasti in sette e saziati iniziamo la salita verso passo Sadole, dietro di noi la valle di Fiemme è nera e gonfia di temporale mentre davanti il cielo è ancora azzurro;
Al passo si continua a salire fino a valicare una stretta e ripida forcella, poi un'altra ed infine arriviamo nell’enorme catino pietroso della Busa della Aie.
Un po’ provati dalla faticosa salita, dalle condizioni meteorologiche che peggioravano a vista d’occhio e anche dall’ora tarda (erano quasi le 19.00) finalmente arriviamo al bivio verso forcella delle Aie; un ultimo sforzo fino alla forcella (2262m) e giungiamo in vista dei bellissimi laghetti;
Scendiamo vicino alla riva dove troviamo un posto asciutto per le tende, facciamo appena in tempo a montare il campo 3 che subito scende una nebbia fitta che sembra acqua in sospensione poi inizia a piovere con gocce miste a grandine.
La cena ce la prepariamo alla bene e meglio in tenda ed inizia una notte di tuoni, lampi, temporale, vento che sembra voglia strappare la tenda dal terreno, poi il freddo, freddo fino al mattino nonostante i sacchi a pelo garantiti a 2 gradi sopra lo zero.
3. giorno …. Laghetti delle Aie
Una giornata non basterebbe per esplorare tutta la zona, carica di ricordi e resti di oggetti, travi, gradini di pietra, ricoveri; il sentiero si disperde in mezzo alle numerose cenge e passaggi tra un livello e l’altro e a fatica si riesce a seguire un percorso logico.
La salita prosegue ripida fino ad una selletta nei pressi di cima Litegosa (a circa 2520m) e ci si presenta davanti un impressionante distesa di pietre, laste, forcelle;
Da qui fino alla forcella Lagorai il percorso si svolge su tracciati militari della prima Grande Guerra, segnati pochissimo, che in caso di nebbia renderebbe molto difficile l’orientamento;
Il percorso si svolge in parte in cresta e sfiora le cime Coppolà, Cimon di Lasteolo, Lastè delle Sute con le relative forcelle e, giunto ad uno stretto intaglio scende a forcella Lagorai (il passaggio è piuttosto delicato e in caso di bagnato abbastanza critico).

Dalla forcella Lagorai (2372m) si risale alla forcella Buse dell’Oro con bella veduta sui laghetti superiori e si prosegue con altri scendi-sali verso forcella Buse della Neve e forcella Val Moena aggirando cima delle Stellune.
Finalmente dalla forcella Val Moena (2294m) scendiamo direttamente al lago delle Stellune (2091m) dove giungiamo verso le 18.30.

Sistemato il campo 4 vicino ad una cascatina (dove Ale ha il coraggio di lavarsi anche i capelli) diamo fondo alle provviste con una mega risottata, zuppa di verdure, affettati vari, caffè e ... camomilla, poi, aspettando le stelle cadenti è finita la giornata.


4. giorno …. Lago delle Stellune

Appendice …. Quando le persone sono giuste…
Mi è capitato di andare in montagna con molte persone, qualche volta ho anche rimpianto di non essere solo, poi ho sempre scelto di girare da solo o al massimo in tre.
Altri commenti alla Translagorai 2008 :
"ho già dimenticato parecchi dei nomi dei posti attraversati. Ma non potrò mai dimenticare cosa sono stati questi 4 giorni in Lagorai...un condensato di sensazioni ed emozioni incredibile:quasi un'intera vita!
Ho visto i miei compagni viaggiare e salire davanti a me, silenziosi, come formiche tra i sassi ed io a chiedermi da quale motore fossero spinti a camminare così, senza fermarsi mai, per ore ed ore. Ma non ho trovato risposta.
Passo dopo passo arrancando dietro di loro su infiniti sali scendi di macigni e terra franosa con niente all'orizzonte se non ancora sassi e ancora terra ho misurato il vuoto dentro di me e l'ho trovato ancor più smisurato della desolazione stessa che ci circondava: nessun pensiero o sicurezza in me che potesse darmi conforto e spingermi a fare un passo in più; nessuna pretesa di vittoria o prestazione da realizzare, nessuna potenza o ambizione, se non quella di non staccarmi troppo da loro e restare inghiottito nel niente: in altre parole, solo paura.
La discesa al Cauriol mi ha spezzato le gambe ma ancora di più la testa: senza più risorse sono stato sul punto di rinunciare, ma proprio in quel momento un mio compagno si è infortunato, e vedere i suoi occhi lucidi per essere costretto all'abbandono mi ha fatto sentire piccolo e , in effetti, inutile. alla montagna o ancor di più, a me stesso; e mi sono vergognato.
Siamo risaliti al passo Sadole con un vento gelido a farci male e una pioggia che minacciava di arrivare: sghiry mi ha parlato della volontà, e di come farsi condurre da essa dosando i passi, e i pensieri. Mi sono abbandonato alla montagna e ho fatto ogni passo 'come se fosse l'ultimo' .. non so ancora come ce l'ho fatta...
Il giorno seguente tra il passo della litegosa e la forcella lagorai centinaia di torrette e fortificazioni diroccate si perdevano in un orizzonte di sassi, col sentiero che diventava un corridoio tra una postazione e l'altra: e tutto intorno mura diroccate, cartuccere, lattine, resti di pavimentazione e travi...e silenzio..col vento a suonare il suo requiem .. la visione della morte era dappertutto ,ma forse mai come in quel momento ho sentito di essere vivente e di essere fortunato.
Abbiamo raggiunto il lago delle stellune dopo una infinita serie di forcelle; le valli intorno non più piene di ghiaioni ma diventate adesso di un verde accecante e alberi al posto dei sassi.. col cuore in gola siamo scesi quasi alla riva e per la prima volta abbiamo mangiato e riso ,visto una luna come da cartolina , e mi sono lavato i capelli. Per la prima volta mi sono sentito felice.
Il mattino seguente strach vestito di rosso accucciato come un folletto su un sasso ci aspettava per guidarci fuori da quel purgatorio..
Siamo arrivati al manghen e vedendo un tratto di asfalto qualcuno ha detto 'adesso si torna alla normalità'... "No, i normali .. siamo noi" dice nantes. E forse è proprio vero.. (...)
Grazie a tutti i miei compagni che senza insegnarmi niente mi hanno fatto imparare molto... i migliori compagni di viaggio che potessi immaginare!!"
"(...) Esperienza fantastica, davvero… sono forse rimasta un po’ “delusa” dal paesaggio, trooooppe pietre! Ma a dir poco un miliardo di altre cose hanno ricompensato questa “mancanza” e cmq e’ sempre pur stato vedere qualcosa di unico e per quest’ultimo motivo prezioso…. (...)
E’ davvero difficile trovare un gruppo di persone che possa convivere insieme senza la minima discussione, ma solo ridendo e scherzando (alle volte non ci riesco con chi conosco da una vita!!).
Con qualcuno poi il rapporto e’ diventato ancora piu’ intimo. Io continuo a ringraziare Dio perche’ quanto ci circonda ce lo ha donato Lui e soprattutto ci ha donato la possibilita’ di poterlo fare… appena arrivata al Manghen mi sono seduta, mi sono girata e ho visto una ragazza giovane sulla sedia a rotelle… ho detto tutto… Piu’ uno ha ricevuto e piu’ e’ chiamato a donare…
Ma non voglio dilungarmi su questo aspetto, so che i piu’ non credono e percio’ su questi discorsi si fanno quattro risate… mi dispiace per loro.
Vorrei ringraziare tutti perche’ mi avete regalato un’esperienza che portero’ per sempre nel cuore, che raccontero’ ai miei figli (forse… ).
Avevo molta paura prima di iniziare l’avventura, ero preoccupata per la mia forza fisica, perche’ alcune persone le conoscevo appena mentre altre erano addirittura sconosciute!
Ma con tutti e’ stato piacevole parlare, ridere e dimenticare anche solo per 5 minuti cosa mi aspetta… perche’ questa sera si ritorna e tutto e’ finito.
Grazie a Nantes, che e’ il boss dei monti e delle mitiche 4 ore!
Grazie ad Elisabetta che mi ha dato il cremone per i miei zampini sofferenti…
Grazie a Lorena che ne sperava certe da coricarsi per terra!!!
Grazie a Papalla che e’stato super come sempre ed era tecnologicamente in grado di portarci sulla luna!
Grazie ad Emiliano perche’ e’ stato un signore e mi ha fatto fare un casino di risate! (sono ancora in debito di una barretta, forse un giorno riusciro’ a sdebitarmi)
Grazie a Sghiry che come sempre si darebbe tutta (oddio… per me speriamo non proprio tutta tutta –una vaccata ci stava eheheh-) per gli altri…
Grazie ad Ale che ancora di piu’ mi ha fatto capire che alle volte e’ solo una questione di testa…
Sento qualcosa di fermo e accartocciato proprio li’… fermo tra lo stomaco ed il cuore…
Non sto piangendo sui tempi andati o sulle solite storie, perche’ e’ stupido far del casino sul ricordo o su qualche canzone. Non voltarti ti prego nessun rimpianto per quello che e’ stato. Che le stelle ti guidino sempre e la strada ti porti lontano…"
Ne consegue che si presenta come un' avventura affascinante nella solitudine di queste stupende montagne ancora non antropomorfizzate, ma che necessita di una buona preparazione di base e di uno spiccato spirito di adattamento affinchè questi 5-6 giornipossano rimanere indelebili nei vostri piu bei ricordi."
(da http://www.enrosadira.it/lagorai/translagc.htm)
... E' quasi passato un anno dall'esperienza che mi ha avvicinato all'alta montagna. Di seguito riporterò il resoconto di quell'avventura, fatto da me e da altri che vi parteciparono , in modo che queste descrizioni non vadano perse negli aggiornamenti dei vari forum in cui furono originariamente scritte ma rimangano in rete , a vantaggio di coloro che in futuro cercheranno documentazione su questo percorso;
La 'nostra' Translagorai del 2008, per ragioni di tempo, fu in realtà accorciata ad una parte di quella completa (dal Passo Rolle al Passo del Manghen, anzichè fino a Vetriolo Terme)
Translagorai dei “Girovagandi” (scritto da Nantes, originariamente pubblicato su www.girovagandoinmontagna.it)
"La mia vuole essere una relazione tecnico-descrittiva dei quattro giorni passati (se è un po lunga scusate ma voglio essere preciso)
Ringrazio la compagnia e precisamente: Sghiri, Fuaz, Ale, Papalla, Emiliano, Lorena, Elisabetta
Prologo …. Malga Rolle
Partenza da malga Rolle a quota 1910 prima del passo alle ore 17.30;
seguendo il segnavia

Con in mente il rimpianto per i “Canederli” del rifugio decidiamo quindi di proseguire .
Preso il segnavia

per fortuna è solo un avvertimento e verso le 8 di sera arriviamo alla forcella a quota 2420 tra il Colbricon piccolo e il Colbricon.

1. giorno …. Colbricon
Il mattino dopo un cielo sereno appena velato ci risveglia; colazione, toelette varie, confezionamento zaini e si parte, questa volta con in testa almeno otto ore di marcia! ;

dapprima si prosegue seguendo la costa sotto le cime di Ceremana fino all’omonima forcella; ad un certo punto, dove ricordavo era una lingua di neve ora troviamo un profondo canale attrezzato con una ripida scaletta di circa 6 metri da passare con molta attenzione data l’assenza di protezioni individuali (non avevamo previsto di portarci anche le imbracature).

Nessuno riesce a dormire perché il bivacco è piuttosto piccolo per 10 persone e il ragazzino continua ad alzarsi, guardare fuori, entrare, uscire, chiamare lo pseudo zio ecc…
2. giorno …. Forcella Valmaggiore
Cielo leggermente nuvoloso ma che fa ben sperare; solita toeletta alla fonte; solito confezionamento zaini (ma la “roba” aumenta di peso e volume con l’umidità in montagna?)
Si parte su sentiero comodo che, oltrepassato la sella del Doss Caligher (2250m) diventa strada militare lastricata; Sotto cima Valbona il sentiero si divide e anche noi facciamo due gruppi, il primo aggira a nord cima Moregna e passa sopra l’omonimo lago per giungere al lago della trote, il secondo sale fino alla forcella Moregna (2397m) e scende al lago delle trote passando per il lago Brutto incastonato in una stretta valle.
Arriviamo infine alla malga Sadole dove, nonostante l’ora (14.30) ordiniamo il piatto del giorno (polenta, braciole, puntine, pasta di lucanica, funghi e chi più ne ha più ne metta), non ci facciamo sfuggire il dessert (io e Ale e anche mezzo litrozzo di vino) . Qui, purtroppo ma saggiamente, Papalla decide di fermarsi; il ginocchio peggiora sempre più ed è inutile proseguire su un sentiero che, sappiamo, sarà durissimo sui pieroni domani. Per fortuna trova un passaggio fino a Ziano e da lì i servizi pubblici sono comodi.
Noi, rimasti in sette e saziati iniziamo la salita verso passo Sadole, dietro di noi la valle di Fiemme è nera e gonfia di temporale mentre davanti il cielo è ancora azzurro;
Un po’ provati dalla faticosa salita, dalle condizioni meteorologiche che peggioravano a vista d’occhio e anche dall’ora tarda (erano quasi le 19.00) finalmente arriviamo al bivio verso forcella delle Aie; un ultimo sforzo fino alla forcella (2262m) e giungiamo in vista dei bellissimi laghetti;
La cena ce la prepariamo alla bene e meglio in tenda ed inizia una notte di tuoni, lampi, temporale, vento che sembra voglia strappare la tenda dal terreno, poi il freddo, freddo fino al mattino nonostante i sacchi a pelo garantiti a 2 gradi sopra lo zero.
3. giorno …. Laghetti delle Aie
Finalmente l’alba, un alba più fredda con il cielo che ora è sgombro dalle nuvole; aspettiamo il sole che asciughi un po’ le nostre cose, approfittiamo del lago per la toeletta; e per fortuna, grazie al potabilizzatore lasciatoci da Papalla ci riforniamo di acqua. I laghi infatti sono torbidi per la burrasca passata e l’unico torrente affluente è occupato da un gruppo di cavalli al pascolo (con conseguenze facilmente immaginabili) .
Ripartiamo e subito dopo aver ripreso il sentiero
321 saliamo alla forcella Litegosa (2277m) aggirando il monte Formentone seguendo una cengia esposta protetta da cordino.
Alla forcella diamo un occhiata al ricovero di fortuna ricavato da una grotta (bivacco Teatin) e risaliamo le rovine di quella che era un enorme cittadella militare posta di fronte al monte Cauriol, famoso per le innumerevoli assurde battaglie.Ripartiamo e subito dopo aver ripreso il sentiero

Una giornata non basterebbe per esplorare tutta la zona, carica di ricordi e resti di oggetti, travi, gradini di pietra, ricoveri; il sentiero si disperde in mezzo alle numerose cenge e passaggi tra un livello e l’altro e a fatica si riesce a seguire un percorso logico.
La salita prosegue ripida fino ad una selletta nei pressi di cima Litegosa (a circa 2520m) e ci si presenta davanti un impressionante distesa di pietre, laste, forcelle;

Dalla forcella Lagorai (2372m) si risale alla forcella Buse dell’Oro con bella veduta sui laghetti superiori e si prosegue con altri scendi-sali verso forcella Buse della Neve e forcella Val Moena aggirando cima delle Stellune.
4. giorno …. Lago delle Stellune
Anche questa notte freschino, oggi ce la prendiamo comoda, in 4 ore volendo si arriva al Manghen;
preparazione mattutina con colazione, lavaggio, zaini, acqua ecc…
Partiamo verso la sella del Mugon dove troviamo Strach63 che ha pensato bene di venirci incontro con un paio di chili di pesche fresche ;
ora il sentiero diventa vero sentiero, segnato bene e, purtroppo molto frequentato visto la vicinanza del passo dove transita la provinciale.
Giusto per non perdere l’abitudine nei pressi del lago Montalon costeggiamo il lago e saliamo alla forcella Pala del Becco (2250m) e ridiscendiamo sul versante nord;

preparazione mattutina con colazione, lavaggio, zaini, acqua ecc…
ora il sentiero diventa vero sentiero, segnato bene e, purtroppo molto frequentato visto la vicinanza del passo dove transita la provinciale.
Giusto per non perdere l’abitudine nei pressi del lago Montalon costeggiamo il lago e saliamo alla forcella Pala del Becco (2250m) e ridiscendiamo sul versante nord;
Appendice …. Quando le persone sono giuste…
Mi è capitato di andare in montagna con molte persone, qualche volta ho anche rimpianto di non essere solo, poi ho sempre scelto di girare da solo o al massimo in tre.
Devo dire che non mi era mai capitato di trovare un gruppo che, seppure semisconosciuto, disomogeneo per età, provenienza, abitudini, allenamento, fosse così disposto a condividere fatica, gioia, freddo, stupore.
Ho visto negli occhi dei miei compagni la passione vera, la voglia di mettersi alla prova, la coscienza che nonostante tutto siamo piccoli e indifesi di fronte a questa natura; Ognuno di noi era solo con se stesso, ognuno con le proprie paure, i propri dubbi; e trovava nel gruppo un supporto perché nessuno poteva barare.
E’ stata un esperienza che rifarei volentieri anche domani se si presentasse di nuovo l’occasione. (a dire il vero ho ancora qualche problema alla caviglia … (no son miga de fer!) "
Altri commenti alla Translagorai 2008 :
"ho già dimenticato parecchi dei nomi dei posti attraversati. Ma non potrò mai dimenticare cosa sono stati questi 4 giorni in Lagorai...un condensato di sensazioni ed emozioni incredibile:quasi un'intera vita!
Entusiasmo, delusione, ansia, paura, stupore, gioia, allegria, affetto, amicizia, preoccupazione, dolore...e la soddisfazione di esserci riusciti tutti insieme!
Un grazie sincero a tutti per la passione e la determinazione dimostrata...mi avete dato il coraggio di rischiare, la forza per continuare e una voglia grandissima di mettermi ancora alla prova!"
" (...) ho iniziato questa avventura il primo giorno senza sapere bene a cosa andavo incontro: volevo tramonti, luna, laghetti, mi sono trovato davanti il deserto, un deserto fatto di sassi grandi come case e una desolazione senza confine. In questa desolazione ogni passo verso l'alto diventava una discesa verso la disillusione, in uno stato d'animo sempre più cupo e in una condizione fisica sempre più inadeguata col fiatone che mi impediva di tener dritta la schiena e lo zaino come un macigno a distruggermi le spalle.
Un grazie sincero a tutti per la passione e la determinazione dimostrata...mi avete dato il coraggio di rischiare, la forza per continuare e una voglia grandissima di mettermi ancora alla prova!"
" (...) ho iniziato questa avventura il primo giorno senza sapere bene a cosa andavo incontro: volevo tramonti, luna, laghetti, mi sono trovato davanti il deserto, un deserto fatto di sassi grandi come case e una desolazione senza confine. In questa desolazione ogni passo verso l'alto diventava una discesa verso la disillusione, in uno stato d'animo sempre più cupo e in una condizione fisica sempre più inadeguata col fiatone che mi impediva di tener dritta la schiena e lo zaino come un macigno a distruggermi le spalle.
Ho visto i miei compagni viaggiare e salire davanti a me, silenziosi, come formiche tra i sassi ed io a chiedermi da quale motore fossero spinti a camminare così, senza fermarsi mai, per ore ed ore. Ma non ho trovato risposta.
Passo dopo passo arrancando dietro di loro su infiniti sali scendi di macigni e terra franosa con niente all'orizzonte se non ancora sassi e ancora terra ho misurato il vuoto dentro di me e l'ho trovato ancor più smisurato della desolazione stessa che ci circondava: nessun pensiero o sicurezza in me che potesse darmi conforto e spingermi a fare un passo in più; nessuna pretesa di vittoria o prestazione da realizzare, nessuna potenza o ambizione, se non quella di non staccarmi troppo da loro e restare inghiottito nel niente: in altre parole, solo paura.
La discesa al Cauriol mi ha spezzato le gambe ma ancora di più la testa: senza più risorse sono stato sul punto di rinunciare, ma proprio in quel momento un mio compagno si è infortunato, e vedere i suoi occhi lucidi per essere costretto all'abbandono mi ha fatto sentire piccolo e , in effetti, inutile. alla montagna o ancor di più, a me stesso; e mi sono vergognato.
Siamo risaliti al passo Sadole con un vento gelido a farci male e una pioggia che minacciava di arrivare: sghiry mi ha parlato della volontà, e di come farsi condurre da essa dosando i passi, e i pensieri. Mi sono abbandonato alla montagna e ho fatto ogni passo 'come se fosse l'ultimo' .. non so ancora come ce l'ho fatta...
Il giorno seguente tra il passo della litegosa e la forcella lagorai centinaia di torrette e fortificazioni diroccate si perdevano in un orizzonte di sassi, col sentiero che diventava un corridoio tra una postazione e l'altra: e tutto intorno mura diroccate, cartuccere, lattine, resti di pavimentazione e travi...e silenzio..col vento a suonare il suo requiem .. la visione della morte era dappertutto ,ma forse mai come in quel momento ho sentito di essere vivente e di essere fortunato.
Abbiamo raggiunto il lago delle stellune dopo una infinita serie di forcelle; le valli intorno non più piene di ghiaioni ma diventate adesso di un verde accecante e alberi al posto dei sassi.. col cuore in gola siamo scesi quasi alla riva e per la prima volta abbiamo mangiato e riso ,visto una luna come da cartolina , e mi sono lavato i capelli. Per la prima volta mi sono sentito felice.
Il mattino seguente strach vestito di rosso accucciato come un folletto su un sasso ci aspettava per guidarci fuori da quel purgatorio..
Siamo arrivati al manghen e vedendo un tratto di asfalto qualcuno ha detto 'adesso si torna alla normalità'... "No, i normali .. siamo noi" dice nantes. E forse è proprio vero.. (...)
Grazie a tutti i miei compagni che senza insegnarmi niente mi hanno fatto imparare molto... i migliori compagni di viaggio che potessi immaginare!!"
"(...) Esperienza fantastica, davvero… sono forse rimasta un po’ “delusa” dal paesaggio, trooooppe pietre! Ma a dir poco un miliardo di altre cose hanno ricompensato questa “mancanza” e cmq e’ sempre pur stato vedere qualcosa di unico e per quest’ultimo motivo prezioso…. (...)
E’ davvero difficile trovare un gruppo di persone che possa convivere insieme senza la minima discussione, ma solo ridendo e scherzando (alle volte non ci riesco con chi conosco da una vita!!).
Con qualcuno poi il rapporto e’ diventato ancora piu’ intimo. Io continuo a ringraziare Dio perche’ quanto ci circonda ce lo ha donato Lui e soprattutto ci ha donato la possibilita’ di poterlo fare… appena arrivata al Manghen mi sono seduta, mi sono girata e ho visto una ragazza giovane sulla sedia a rotelle… ho detto tutto… Piu’ uno ha ricevuto e piu’ e’ chiamato a donare…
Ma non voglio dilungarmi su questo aspetto, so che i piu’ non credono e percio’ su questi discorsi si fanno quattro risate… mi dispiace per loro.
Vorrei ringraziare tutti perche’ mi avete regalato un’esperienza che portero’ per sempre nel cuore, che raccontero’ ai miei figli (forse… ).
Avevo molta paura prima di iniziare l’avventura, ero preoccupata per la mia forza fisica, perche’ alcune persone le conoscevo appena mentre altre erano addirittura sconosciute!
Ma con tutti e’ stato piacevole parlare, ridere e dimenticare anche solo per 5 minuti cosa mi aspetta… perche’ questa sera si ritorna e tutto e’ finito.
Grazie a Nantes, che e’ il boss dei monti e delle mitiche 4 ore!
Grazie ad Elisabetta che mi ha dato il cremone per i miei zampini sofferenti…
Grazie a Lorena che ne sperava certe da coricarsi per terra!!!
Grazie a Papalla che e’stato super come sempre ed era tecnologicamente in grado di portarci sulla luna!
Grazie ad Emiliano perche’ e’ stato un signore e mi ha fatto fare un casino di risate! (sono ancora in debito di una barretta, forse un giorno riusciro’ a sdebitarmi)
Grazie a Sghiry che come sempre si darebbe tutta (oddio… per me speriamo non proprio tutta tutta –una vaccata ci stava eheheh-) per gli altri…
Grazie ad Ale che ancora di piu’ mi ha fatto capire che alle volte e’ solo una questione di testa…
Sento qualcosa di fermo e accartocciato proprio li’… fermo tra lo stomaco ed il cuore…
Non sto piangendo sui tempi andati o sulle solite storie, perche’ e’ stupido far del casino sul ricordo o su qualche canzone. Non voltarti ti prego nessun rimpianto per quello che e’ stato. Che le stelle ti guidino sempre e la strada ti porti lontano…"