martedì 18 novembre 2008

Gli Anelli del Sabato - Il Monte Gazzaro e il Passo della Futa



Breve passeggiata nelle vicinanze del passo della Futa (905m), funestata da alcuni errori di orientamento

Partenza dalla località L'Apparita, sulla SS65 della Futa nel versante del Mugello, qualche tornante sotto al valico vero e proprio.
L'idea originale era quella di imboccare il sentiero 00 CAI del crinale che ha inizio direttamente sul passo della Futa: ma purtroppo risulta inpraticabile a piedi perchè la pioggia e il passaggio dei fuoristrada l'ha reso fangoso al punto tale che si sprofonda in almeno 20cm di fango.

L'inizio del sentiero 52 del CAI , in direzione del crinale, è ben segnalato da un cartello nuovo di pacca, ben visibile dalla statale, ma dopo poche centinaia di metri di cammino i segnavia iniziano a mancare.. fino a quando arrivo ad un bivio con due forestali, una che va a destra in un abetaia ed una che va a diritto in una faggeta , senza alcuna indicazione !

Decido per la faggeta, e mi inoltro nel bosco dove i miei passi affondano in uno spesso strato di foglie. E' tutto molto bello.. ma la strada diventa più stretta, fino a restringersi piano piano e diventare un esile traccia tra i faggi, via via più difficile da riconoscere perchè dopo poco le foglie la rendono totalmente indistinguibile dal terreno circostante. Inizio a camminare sulle foglie, credendo di seguire ancora la traccia.. ma dopo un pò desisto

Attapirato, decido di tornare indietro, ma qui accade il patatrac Mi giro e non capisco più da che parte sono passato. Per terra solo foglie e faggi. Intorno a 360 gradi collinette, avvallamenti, tutti identici, indistinguibili. In alto, solo il cielo e , per fortuna, il sole che più o meno mi da un'idea della direzione da prendere. Con molta fatica riesco a tornare sulla forestale smadonnando contro il CAI , e chi segna i sentieri , .. e poi fino al punto di partenza.
Ho perso circa 2 ore e mezzo.

Non volendo tornare a casa con le pive nel sacco, torno su fino al primo bivio e stavolta imbocco l'abetaia. La strada è fangosa e mi inzaccherò scarponi e pantaloni. Sugli alberi ancora nessun segno.. dopo circa 1 Km per fortuna iniziano a comparire i segnavia. Mi viene in mente che diversi alberi sono stati accatastati all'inizio del sentiero: forse hanno tirato giù pure quelli con i segnavia!

Comunque, motivato da nuovo entusiasmo, essendo ormai le 16,30, accelero il passo per raggiungere il crinale (sentiero CAI 00).
Arrivato sul crinale mi si apre una stupenda vista della valle del Santerno, con Firenzuola, da una parte, e della vallata del Mugello, con Scarperia ,dall'altra.
Il sole sta ormai tramontando, ma "è bellissimo godersi la vista da quassù".

Il sentiero prosegue facilmente sul crinale tra saliscendi adornati da arbusti, ginestre e felci ormai appassite. Mi sto godendo lo spettacolo quando due caprioli mi passano davanti a pochissimi metri, e attraversano il crinale in direzione Firenzuola!

Arrivo sulla cima del Monte Gazzaro (1125m) , in una zona circondata da boschi di faggio, castagneti e da prati rigogliosi. Da qui è possibile osservare a 360 gradi tutto l'Appennino. La zona è popolata da numerosi animali selvatici, e protetta da vincolo faunistico e venatorio . In quest’oasi incontaminata è inoltre vietata qualsiasi attività umana…per tutelare le sottostanti sorgenti dell'acqua Panna .
Scatto qualche foto alla croce e firmo il libro di vetta e poi ridiscendo a valle tramite lo stesso sentiero..

Riassunto:

Percorso: P.so della Futa - località L'Apparita (889m) - Monte Gazzaro (1125m). Sentieri CAI 52 e CAI 00-GEA

Distanza: circa 6Km

Dislivello: circa 240 m in salita

Durata: 2h 30' circa

Persone incontrate: due jeep sul crinale;

Note:
Facile passeggiata, ma attenzione ai segnavia!
Vorrei sottolineare il fatto che trovo demenziale consentire il passaggio dei fuoristrada sul crinale dell'Appennino: rovinano irreparabilmente il manto erboso, creando solchi di diverse decine di centimetri di profondità che rendono molto difficoltoso il cammino e l'equilibrio (a piedi, ed anche in mountain-bike immagino).

Inoltre, il passaggio dei fuoristrada sul terreno bagnato, col loro peso, lo fa diventare fangoso e rende più difficile il drenaggio dell'acqua.
Infine, non è piacevole camminare su un sentiero e doversi spostare perchè arrivano le jeep!

domenica 9 novembre 2008

Gli Anelli del Sabato: Il Faggione di Luogomano nella valle del Bisenzio



Terzo anello del Sabato, o per meglio dire stavolta, anellino. Approfittando della bella giornata oggi ho fatto un brevissimo giro della durata di circa 3 ore e mezzo, molto panoramico e mi sento di proporvelo.

Raggiungo la località Luogomano da Prato con la SS325 della Val di Bisenzio procedendo in direzione Vernio-Bologna; arrivati a Mercatale di Vernio si segue per Luicciana e poi per Cantagallo.
Prima di arrivare a Cantagallo si imbocca la ripida deviazione sulla sinistra e tramite stradina sterrata facendo attenzione alle pecore, capre e asini ci si porta a Luogomano (c'è un antico podere dei conti Guicciardini e la casa di un pastore) a quota di circa 610m, dove la strada è sbarrata:siamo ad uno degli ingressi della Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo:



Da Luogomano si imbocca quindi la forestale che sale con una splendida panoramica sulla vallata racchiusa dal Monte Acuto (932m) e dal Monte Moscoso (800m).
La bassa quota delle cime consente di scorgere dietro di loro i monti della Calvana e più oltre ancora la cima del Monte Morello . Sotto di noi il Fosso delle Barbe e uno splendido bosco misto di castagni (in prevalenza) e faggi, tutto ricoperto da foglie. E' in questa zona che nasce il fiume Bisenzio.


La zona presenta una vegetazione molto varia: si vede che il bosco è stato tenuto curato nei secoli passati con rimboschimenti di specie differenti: oltre ai faggi e ai castagni onnipresenti si vedono pungitopo e ginestre, larici, abeti rossi e bianchi e pini neri.
Mi hanno detto che in alcuni punti nei secoli passati sono stati messi anche dei cedri del Libano ma è tardi e non ho tempo di andare a vedere!


Arrivo alla località indicata sulla cartina come "Macchiottola" e da li sempre su stradina forestale (in realtà è possibile utilizzare anche il sentiero 32 che fa un percorso leggermente differente) arrivo finalmente ad un enorme spiazzo in cui protetto dai pini tutto intorno giace la meta della mia visita: il Faggione di Luogomano : uno splendido faggio di circa 300 anni che con le sue fronde ricopre una superficie di 600 metri quadrati e considerato il più vecchio e grande d'Europa!!

E' veramente imponente da vedere , e ancora di più fa impressione seguire con lo sguardo l'estendersi infinito per metri e metri dei suoi rami .. chissà cosa deve essere in estate con tutte le foglie!
A proteggerlo ci sono pure alcuni 'omini' fatti coi tronchi. Dopo qualche foto di rito, mi riprometto di tornare presto in zona per un giro più ampio, do un abbraccio al Faggione e torno dalla stessa strada dell'andata.

domenica 19 ottobre 2008

Gli anelli del Sabato: I monti della Calvana



Stamani la giornata appena appena nuvolosa promette bene per il secondo "anello del Sabato" : arrivo a Prato (61m) alle 8,30 e lascio l'auto in via Diaz all'inizio della strada asfaltata che in leggera salita conduce in circa 10' al paesello di Filéttole (142m). Questa stradina è molto panoramica e come si vede dalle scritte sui muri e sull'asfalto è anche meta abituale di coppiette e compagnie di ragazzi che si radunano qui la sera.

Da Filèttole sempre su stradina asfaltata panoramicissima in leggerissima salita in mezzo a campi di olivi e greggi di pecore raggiungo in 10' le casine del borgo di Carteano, dove imbocco il 40 vero e proprio. La strada diventa quasi subio una mulattiera, in alcuni punti molto stretta passando a ridosso dei campi e di alcune case coloniche e in alcuni tratti nella macchia.


Dopo circa 15' di facile cammino entriamo nel bosco vero e proprio arrivando al primo bivio che ci indica la località Crocicchio di Valibona ad 1h55' di marcia sempre sul sentiero 40.
Proseguo quindi lungo la valle del Rio Buti (tra l'altro, proprio in questa zona , tra i boschi di Faltugnano,si trovava il covo in cui fu tenuto prigioniero Giuseppe Soffiantini), in un bellissimo bosco di lecci e querce. L'antica mulattiera che conduce al crocicchio di Valibona è a pendenza costante poiché nel medio evo il tracciato era percorso da carovane di muli e cavalli, ed è un piacere da percorrere. A quota 328m, con una piccola deviazione a sinistra si possono raggiungere vicino al fiume che scorre in basso le Grotte del Rio Buti, seguendo il largo sentiero ( 40/P CAI), cosa che mi piacerebbe fare ma che per mancanza di tempo e per non perdere quota rimando ad altra occasione.

Proseguo sulla mulattiera incontrando soltanto un ragazzo che fa motocross e dopo un pò un gruppo di cacciatori in postazione fissa proprio sul sentiero, in attesa a distanza di circa 100m l'uno dall'altro: sono una squadra in cerca di cinghiali e pare ne hanno abbiano appena colpito uno. Mentre continuo a salire infatti sento i lamenti dell'animale echeggiare in tutta la valle, davvero strazianti, probabilmente è ferito e sta correndo all'impazzata perchè sento le voci dei cacciatori molto agitate, urlare e darsi indicazioni concitate...e poi di nuovo spari, vicinissimo...
Accelero il passo perchè non mi piace proprio trovarmi tra i due fuochi dei cacciatori e dell'animale prevedibilmente pericoloso!.. ma guarda te, uno esce per fare una passeggiata tranquilla e invece... vabbè...

Arrivato al Crocicchio di Valibona (617m), dove incrocio di nuovo una jeep di cacciatori, anzichè dirigermi subito verso sud lungo i prati che in salita portano fino alla cresta della Calvana e sul Monte Cantagrilli, confortato dalle tabelle che segnano solo 1h di tempo necessario, decido di andare a nord, verso la parte più selvaggia e boschiva della Calvana, e verso la sua cima più alta - si fa per dire.. :) - il Monte Maggiore (917m).

Imbocco quindi il
20 che con qualche facile passaggio in salita e in mezzo ad una vegetazione costituita in prevalenza da arbusti e qualche area a pascolo in cui la fanno da padroni diverse specie di volatili più o meno rare, mi conduce in circa 30' ai piedi del Monte Maggiore, in località Foce ai Cerri (706m).
I 200m circa di dislivello residui vengono superati con qualche problema per la difficoltà di riconoscere i segnavia sui pascoli. E' sufficiente comunque osservare la parte sommitale del monte e dirigersi in tale direzione... non si può proprio sbagliare!

All'improvviso infatti ecco spuntare la piccola croce che indica la vetta del Monte Maggiore: tutt'intorno un bellissimo prato. La vista da quassù è bellissima, si narra che in condizioni di visibilità eccezionali, osservando ad ovest sia possibile vedere la lamina scintillante del mar Tirreno, ma oggi la foschia residua impedisce di arrivare a tanto! Il panorama che si apre dinanzi agli occhi è immenso e splendido: ad est tutto il Mugello con il bacino artificiale di Bilancino ben distinguibile, a nord tutta la catena appenninica con il gruppo del Corno alle Scale in grande evidenza

Poi, andando con lo sguardo all'estremo ovest, il Gomito, il Rondinaio, e quindi alcune vette delle Apuane: la cima del Pisanino, la Tambura e il Sella, la Pania e la Pania Secca. A sud tutta la vasta pianura compresa fra Prato e Pistoia con le due città ben visibili e, oltre la pianura, tutta la catena del Montalbano; un panorama veramente incredibile. Infine, ai piedi della montagna la Val di Bisenzio con in primo piano Vaiano e la ferrovia Firenze – Roma.

Dopo un boccone e qualche foto di rito, ridiscendo il Monte Maggiore (costeggiando dei folti rimboschimenti di pino nero e castagneti effettuati dal corpo forestale) dallo stesso
20 dell'andata, ma stavolta, arrivato a Foce ai Cerri, decido anzichè ripercorrere a ritroso il 20 fino al Crocicchio di Valibona, di prendere il 42 - strada forestale carrabile per un certo tratto - che conduce andando verso sud-est in discesa, alla borgata disabitata di Valibona (620m).

In questa località la notte tra il 2 e il 3 Gennaio del 1944 avvenne il primo scontro a fuoco partigiano della Toscana, tra un gruppo di camicie nere e carabinieri e la brigata partigiana "Lupi Neri" guidata da Lanciotto Ballerini, che aveva fatto nel fienile dell'antico borgo medievale di Valibona la propria base. Al termine del duro scontro per rompere l'accerchiamento dei fascisti, sono in tre i partigiani a restare sul campo, compreso il capo brigata, e una lapide a pochi metri dal paese commemora questo episodio.

Il paesino è in condizioni di completa decadenza e le poche abitazioni sono inaccessibili per pericolo di crollo, è comunque interessante da vedere.
Da Valibona, in 5 minuti tramite una stradina carrabile di raccordo, si raggiunge nuovamente il Crocicchio.

Mi dirigo adesso sul crinale sud, salendo sul Monte Cantagrilli (818m) , attraversando dei bei poggetti di prato e biancospino con bella vista sulla boscosa valle del Rio Buti, su Valibona e sul Monte Maggiore. Raggiungo la cima dopo circa 30': è anch'essa sormontato da una croce, stavolta però molto più grande!


Dal Cantagrilli si vedono in successione verso sud le 'cime' che dovremo toccare nel nostro percorso sul crinale: il Poggio Cocolla e La Retaia. Il panorama inoltre si 'apre' verso il Mugello e contemporaneamente verso Calenzano e in lontananza Firenze.
Il percorso sul crinale non presente difficoltà e il panorama è sempre splendido, anche se la posizione del sole rende difficile fare foto nitide della piana di Firenze e Prato. Incontro qualche cavallo allo stato brado e tre o quattro bovini di razza calvanina che non mi degnano di uno sguardo.


Si raggiunge quindi camminando sul crinale la cima de La Retaia (764m) dalla cui croce si domina direttamente tutta la città di Prato, con una visuale davvero spettacolare, sia verso la città che all'indietro verso il crinale appena percorso!




Da qui in poi il sentiero comincia a scendere in maniera decisa: ci troviamo ora nella parte più a sud della Calvana, quella maggiormente utilizzata dai pastori (quasi tutti di origine sarda, come da tradizione di queste zone) per l'allevamento ovino. Il paesaggio diventa molto più brullo ma non per questo meno affascinante.

L'idea originale è quella di arrivare all'incrocio con il
26 (presso Sella di Cavagliano, 550m) tramite il quale ridiscendere direttamente a Filéttole.
Arrivato all'incrocio però, poichè non sono ancora stanco, decido di proseguire sul crinale verso sud, in direzione Casa Rossa, che viene indicata a soli 20' di distanza, con l'idea di prendere lì il
24 che dovrebbe riportarmi a nord, a quota più basso, fino a ricongiungersi con il 26 per il ritorno a Filéttole. Un modo per allungare un il percorso del ritorno esplorando un zona che non ho mai visto.

In realtà arrivato alla Casa Rossa (454m) , una vecchia casupola in stato di abbandono e forse utilizzata solo dai pastori nel periodo estivo, scopro dai segnavia che il
24 rispetto a quanto indicato sulla mia cartina parte molto più a sud, quasi in prossimità del Poggio Castiglioni .
Decido quindi di tagliare la testa al toro, di abbassarmi ancora di quota e raggiungere Poggio Castiglioni, godermi la vista di Firenze, Calenzano, Sesto Fiorentino e Prato e poi ridiscendere tramite un diverso sentiero, il 22 , che conduce direttamente a Prato, più o meno in prossimità della macchina.

A Poggio Castiglioni (429m), in posizione assolata e su terreno brullo e scoperto raggiungo la croce (altra visuale spettacolare, stavolta su Calenzano, Sesto Fiorentino e Firenze) , e da li imbocco il
22 (attenzione che l'inizio del 22 è a sud della croce a differenza di quanto indicato dalla cartina, inoltre non è ben segnalato e si deve guardare con attenzione i segnavia sbiaditi sulle rocce seminascoste dalla vegetazione per non sbagliare direzione in questo primo tratto!)





Devo ammettere che il tragitto in discesa sul
22 è veramente sfiancante, vuoi per i 23Km che ho alle spalle, vuoi per l'acqua chè è finita (avevo con me 3l di acqua), vuoi per il sentiero che nel finale diventa parecchio sassoso e fastidioso da percorrere in discesa! Si passa comunque attraverso un bel bosco di cipressi e faggi con le voci e i rumori della città sottostante che diventano via via sempre più evidenti... sic!

Il 22 terminerebbe in località S.Anna, ma ad un incrocio non molto chiaro sbaglio strada e anzichè proseguire lungo la costa, scendo a Prato arrivando in prossimità del chiesino di Santa Cristina a Pimonte (118m). Questo mi costringe ad allungare leggermente di qualche centinaio di metri il tragitto da fare su strada asfaltata per raggiungere la macchina, ma poco male!

Riassunto

Percorso: Prato, Filéttole, Carteano, Sella di Valibona, Forre ai Cerri, Monte Maggiore, Valibona, Monte Cantagrilli, La Retaia, Sella di Cavagliano, La Casa Rossa, Poggio Castiglioni, Santa Cristina a Pimonte, Prato (Sentieri
40, 20, 42, 22)


Distanza: circa 24Km

Dislivello: circa 1200m in salita

Durata: 9h 30' con poche e brevi pause

Persone incontrate: una squadra di cacciatori di cinghiale, qualche altro escursionista sulla Retaia.

Note: percorso non difficile ma lungo e che richiede allenamento fisico. Diversi tratti di sentiero sui crinali e sui pascoli non sono segnati bene o i segnavia su sassi ed alberi sono sbiaditi. E' difficile perdersi ma comunque la presenza di mulattiere e stradine varie può indurre in errore e condurre chissà dove. Non ci sono sorgenti d'acqua nè fontane, e i miei 3l sono stati appena sufficienti.

Ulteriori foto ad alta risoluzione qui





lunedì 13 ottobre 2008

Gli anelli del Sabato: Passo dell'Osteria Bruciata



Escursione al Passo dell'Osteria Bruciata partendo da Sant'Agata in Mugello, e ritorno seguendo la traccia dell'antico valico appenninico...

Antefatto:
Qualche giorno fa ho trovato una pagina web che riportava un articolo della Nazione , il quotidiano di Firenze, del 27/8/1985 riguardante la scoperta nei pressi di Sant'Agata, in Mugello, dei resti dell' "Osteria Bruciata".
Dice l'articolo (più o meno) "Si narra che i viandanti che passavano nel medioevo nei pressi dell'omonimo valico appenninico, venissero depredati e uccisi dall'oste e poi serviti in pasto agli avventori il giorno successivo.."
Sicchè mi sono incuriosito ed oggi dopo diversi giorni che l'avevo in mente ho deciso di recarmi in zona e visitare il Passo dell'Osteria Bruciata.

La giornata ottobrina si presenta splendida e c'è un sole che spacca le pietre: siccome ho bisogno di qualcuno che mi tenga compagnia ma soprattutTo si presti a farmi da sherpa, coinvolgo il babbo (un pò riluttante) e gli affido lo zaino con l'acqua e il giubbotto pesante mentre io prendo l' attrezzatura fotografica.
Arriviamo a Sant'Agata in Mugello alle 8,45 ed è tutta avvolta da una fitta nebbiolina; si lascia la macchina nel parcheggio subito all'ingresso del paese e a piedi prendiamo la strada asfaltata che sale sulla destra in direzione "Isole" e coincidente per un bel tratto col sentiero CAI numero 42.
Si rimane sulla strada asfaltata per circa un'ora di cammino, passando attraverso campi, boschetti e anche vicino ad un allevamento di bovini della rinomata ma non tanto conosciuta razza 'Calvana' (ora qualcheduno scoprirà che in Toscana non c'è solo la carne Chianina!)


La strada si snoda in piacevole salita e cammina cammina arriviamo in località 'Casali' dove al termine di un gruppeto di case il sentiero si biforca: a destra il sentiero 42 prosegue per Cavallicco e per il passo del Giogo. Noi invece prendiamo a sinistra il sentiero 44 sempre su stradina asfaltata ma diventata ora dimolto ma dimolto stretta che ci porterà al crinale appenninico.
Dopo circa 15 minuti di cammino si arriva ad un incrocio con un crocefisso di legno: a sinistra la strada asfaltata prosegue in direzione (non indicata!) della località "Isole" , noi si deve prendere invece la sterrata sulla destra: i segni rosso e bianchi non sono molto chiari in questo punto e più di qualcuno non dotato di cartina potrebbe sbagliare, quindi occhio!


Adesso finalmente ci addentriamo nel bosco su sassosa strada sterrata forestale non percorsa da chissà quanto tempo: tutt'intorno a noi uno splendore dei colori caldi dell'autunno: giallo, arancione, rosso.. e per terra un manto di foglie nelle quali in più punti si sprofonda fino alle caviglie.



Continuiamo e dopo una buona mezz'ora di salita non troppo ripida ci troviamo fuori dal bosco, in uno spiazzo panoramico indicato sulla cartina come località "Vallappero" (698m) , per la verità un semplice rudere col tetto rifatto ed adibito a stalla dal quale è possibile ammirare e fotografare la vallata del Cornocchio ed oltre, tutto il Mugello e Scarperia, ancora addormentata in una fitta nebbiolina.
Qui il babbo, francamente stanco, trova ai margini del sentiero un bel cespuglio di more, e vi si fionda come un ape sul miele tanto che per portarlo via mi tocca andare avanti e richiamarlo più e più volte, dicendogli che ne avevo trovato un altro migliore, così alla fine viene.. povero babbo!



Proseguiamo salendo nel bellissimo bosco di castagni su sentiero fino a quando un nuovo bivio ci manda a destra (attenzione a non sbagliare perchè la strada continua a diritto verso il fondovalle e la località Coppo ma noi dobbiamo salire al crinale!) verso un erto lastrone di sassi. Passiamo accanto ad un rudere indicato sulla mappa come località Apparita (802m).
Il paesaggio cambio d'improvviso: ci addentriamo in un fitto ombroso e magico bosco di pini silvestri e pini neri con bellissimi riflessi della luce del sole e si deve fare molta attenzione ai segni sugli alberi perchè in più punti il sentiero 'taglia' la stradina forestale. Troviamo qualche rudere, probabilmente di una cisterna usata per l'acqua, ed anche una vecchia fontana.. peccato che di acqua neanche l'ombra!

Proseguiamo tra vaste faggete e castagni e la salita diventa sempre più erta col babbo che arranca nelle retrovie sotto il peso dello zainone: ma ce la fa e dopo 3 ore circa dalla partenza arriviamo sul crinale a quota 996m, incrociando il sentiero OO proveniente dal P.so del Giogo e che imbocchiamo in direzione P.so dell'Osteria Bruciata... Finalmente!


Il sentiero percorre il crinale e fa parte della GEA - Grande Escursione Appenninica, tanto che in diverse indicazioni si trova così designato.
Alla nostra destra adesso si distendono i boschi di Firenzuola e la vallata del Santerno e più oltre ancora, le vallate Romagnole.. ci sono diversi punti panoramici in cui il bosco si apre e la vista può spaziare da una parte e dall'altra del crinale.


Continuiamo il cammino senza mai incrociare nessuno a parte un cacciatore col suo cane cucciolotto e dopo circa 1 ora quando pensiamo di essere in vicinanza del passo e sullo sfondo vediamo ergersi il Monte Gazzaro (1125m), siccome sentiamo degli spari e del vociare di cacciatori e rumore di jeep decidiamo di fermarci in un bel prato (Monte Faggio all'Ombrellino, 1058m) a mangiare pane e prosciutto tranqulli.
Il babbo vorrebbe dormire e pensa già alla pennichella, ma io dopo 10 minuti lo sprono a ripartire perchè il giro è ancora lungo..
Attraversiamo l' accampamento di cacciatori.. che è la cosa più brutta di questa gita.. ci saranno una quindicina di jeep e vocìo di gente all'interno del casotto, davvero contrastante col silenzio che ha regnato sovrano intorno a noi fino ad ora... e ci chiediamo come abbiano fatto ad arrivare fin qui: sicuramente non dalla nostra strada e dal tratto di crinale che abbiamo percorso perchè in alcuni punti è davvero stretto!
Superato l'accampamento e diverse (tristissime) postazioni di 'tiro al piccione', arriviamo finalmente all'antico Passo dell'Osteria Bruciata, segnalato da un grosso pietrone di forma triangolare.


Questo punto è un crocevia di diversi sentieri: continuando sullo OO in direzione ovest si arriva fino al P.so della Futa in circa 3 ore (di tabella), ma noi prendiamo il 46 che ridiscende verso sud, a valle, tornando a Sant'Agata passanto per monte Alto e monte Linari.




Questo sentiero è ancora , se possibile, più bello del precedente: si nota che è molto antico con dei punti in cui è proprio scavato nella roccia e altri in cui affiorano i resti del selciato, e poi il bosco è di una meravigliosità ineguagliabile coi colori dell'autunno.
Viene una strana sensazione a pensare che i viandanti del medioevo fino al 1300 percorrevano questa strada per attraversare l'Appennino! (In realtà c'era anche un altra strada che veniva utilizzata, corrispondente agli odierni sentieri CAI 48 o 50 che raggiungeva il passo partendo dal paesino di Marcoiano, circa 8km a nord-ovest di Sant'Agata)
Il paesaggio varia in continuazione, passiamo proprio sotto la cima del Monte Alto (964m) e nel tratto che va da questo al Monte Linari, si apre , il sentiero diventa roccioso e per un attimo ci troviamo in un punto panoramico che ci consente di osservare sia la valle del Cornocchio che la valle accanto con la frazione di Marcoiano.



Continuando a scendere ritorna il bosco stavolta più ombroso ed arriviamo sotto il Monte Linari (878m) ad una costruzione diroccata a più piani di notevoli dimensioni e fattura..tutta ricoperta di liane e vegetazione da chissà quanti anni.. che sia la famosa Osteria Bruciata? In effetti affacciandoci all'interno notiamo la grandezza notevole dei locali e diversi resti di travi del primo piano.. chissà... (sulla mappa è indicato come Riarsiccio, 790m) Comunque sia, questo punto del percorso è un pò inquietante...e lo attraversiamo in fretta.
Usciamo dal bosco ed arriviamo ad una radura in cui l'erba ha lasciato il posto alla.. sabbia.. si sabbia dappertutto proprio come quella delle spiaggie marine, ed arbusti rossi e gialli tutti da fotografare! Un paesaggio davvero strano..


Proseguiamo fino ad un incrocio: a sinistra il sentiero 46 prosegue verso Montepoli e poi Sant'Agata, ma siccome la nostra cartina lo segna come 'strada', per evitare l'eventuale asfalto preferiamo prendere a destra il sentiero 46A che in un'ora dovrebbe portarci a Sant'Agata passando leggermente più ad ovest del precedente.
Il sentiero è nel primo tratto davvero molto malmesso e trascurato. Ci sono rami ovunque e fogliame di diversi centimetri che rende disagevole il cammino e si rischia di inciampare ad ogni passo: per fortuna dopo un pò la situazione migliora.
Passiamo attraverso un bosco di pini con diversi punti panoramici e poi in ripida ma facile discesa su stradina sterrata usciamo fuori dal bosco in prossimità del monte Calvi (774m) dove il paesaggio cambia nuovamente e gli alberi lasciano il posto ad arbusti multicolori e ginestre.



Dopo un pò di cammino intravediamo in lontananza le prime casupole e sentiamo le voci di persone nei campi. Arrivati alla frazione de Le Coste (418m) il cammino può dirsi concluso.
Il sentiero si immette su stradina asfaltata carrabile che ci conduce, proseguendo in direzione est, nell'abitato di Sant'Agata e poi al parcheggio.. abbiamo tutti e due le gambe distrutte, ma il babbo di più perchè non è allenato..però ce l'ha fatta..bravo babbo.. la prossima dove?!

Riassunto:

Percorso: sentieri CAI 42, 44, 00, 46, 46A



Distanza:
circa 15km

Dislivello: circa 600m
- Sant'Agata in Mugello (365m)
- Monte Faggio all'Ombrellino (1056m)
- Passo dell'Osteria Bruciata (917m)
- Monte Alto (960m)
- Monte Linari (876m)
- Monte Calvi (771m)- Sant'Agata in Mugello (365m)

Tempo: 7h 30min circa comprese diverse pause

Difficoltà: escursione lunga ma facile perchè il dislivello viene assorbito in diversi km ... e se l'ha fatta il babbo...!

Persone incontrate:
nessuna, a parte un cacciatore a piedi col cane e diversi altri cacciatori che scorrazzavano sul crinale con la jeep

Note: questi sentieri, ad eccezione del crinale, non sono molto battuti e il fondo in diversi punti è insidioso. Attenzione alla segnalatica sugli alberi (comunque rinnovata di recente) e a non deviare per sbaglio sulle numerose stradine forestali e traccie di sentiero che portano chissà dove..forse alla perduta Osteria? :)

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