lunedì 24 agosto 2009

Ancora Stellune, Lagorai

Altro breve giro di due giorni nel Lagorai, ancora nella stessa zona descritta nell'itinerario già fatto tempo fa, a cui rimando chi volesse leggere i dettagli.

Stavolta la partenza a causa del parcheggio introvabile dovuto alle moto e alle auto che invadevano il passo, è avvenuta da Malga Cadinello Alta (1824m), poco sotto il Passo del Manghen, nel versante della Val di Fiemme. Ho raggiunto in un 40' circa il Lago delle Buse (2060m) mediante il sentiero 361, che sale dolcemente sul versante sud della Costa Onicheli .

Rispetto al 322A che parte dal Passo del Manghen a quota 2020m il dislivello è maggiore, ma il tracciato (che è una mulattiera di origine militare) molto più agevole, privo di sassaie e di faticosi (al ritorno!) sali-scendi .. E poi è abbellito da tanti larici e abeti e da una fonte di acqua fresca.

Al Lago delle Buse, solite marmotte e quella che mi è sembrata essere una donnola che si aggirava tra i sassi (non sapevo vivessero anche a 2000m!) :


Intorno al lago delle Stellune pascolavano tantissime vacche un agitate (probabilmente per la giovane età) e con una curiosità incontenibile verso la tenda e la mia presenza : una vedendomi uscire dalla tenda si è spaventata da sola e scappando ha strappato un tirante :(

Certo che trovo abbastanza curioso che si consenta di lasciare un mandria abbandonata a se stessa per 2 giorni e per 2 notti intere (almeno..) anche sotto i temporali (ne son venuti due questi giorni) .. e senza l'ombra di un pastore che di notte le riporti in una delle tante malghe presenti in zona (Malga Stellune, Malga Cazzorga...).


La seconda sera ho visto scatenarsi in lontananza un temporale con tuoni e fulmini che si avvicinavano paurosamente. Nonostante avessi la tenda, la vista dei fulmini (di cui ho abbastanza paura) mi ha fatto pensare che era meglio scendere un a valle per passare la notte al chiuso. Ho rifatto lo zaino, lasciato la tenda montata con l'idea di smontarla con calma il mattino seguente, e con la torcia alla mano, mi sono diretto sul sentiero 318 in direzione Malga Cazzorga.

Era buio pesto e la torcia troppo piccola per illuminare bene il sentiero, e appena giunto dopo circa 20 minuti in vista della Malga Stellune, che sapevo essere abbandonata, ho deciso di cercare riparo lì anziché proseguire.
La Malga vera è propria è chiusa e non è altro che un enorme stallone ormai vuoto e puzzolente, col pavimento di terra e fango, ma la copertura e le pareti ancora in ottimo stato. Il Baito vicino alla Malga era invece aperto, e anche se molto spartano, mi è sembrato che i pietroni della struttura ed il solido legno del tetto , nonostante i numerosi spifferi dovuti agli infissi ormai sfasciati, fossero sicuramente più sicuri della mia piccola tenda in balia della tempesta.

All'interno su una trave c'era una targa datata 1973, che spiega come quel luogo fosse destinato al ricovero in quota dei pastori: all'interno, coperti di polvere, una vecchia e sporca stufa, un focolare, tavole di legno per terra , una mensola con del riso in busta scaduto da anni, due ceppi per sedersi...chissà da quanto tempo nessuno mette piede qui dentro..


L'ora tarda, il buio, e la tempesta che sta iniziando mi impediscono di sistemarmi meglio per la notte: ho sete ma preferisco non uscire, accendo una candela, stendo la mantella di nylon sugli assi per isolarmi un pò dall'umido (ho dimenticato il materassino nella tenda!) ci metto sopra il sacco a pelo e provo a rilassarmi un prima di dormire.




Al mattino seguente, incontro una guardia forestale che scende giù dal Cimon di Busa Grana : è un bell'uomo di mezza età, col volto reso ruvido dal sole e dal freddo patiti in chissà quante uscite, e sembra incuriosito quando si accorge che lo saluto dal Baito sottostante al sentiero.
Gli racconto e mi fa notare come il riparo che avevo scelto era secondo lui ben più pericoloso della mia tenda: due grossi abeti subito accanto alla porta (che non avevo notato la notte precedente...) avrebbero potuto attirare i fulmini, e anche il tetto non era poi così solido, senza contare le numerose aperture dalle quale sarebbe potuto entrare un fulmine, attirato dalle correnti d'aria .. insomma, secondo lui avevo fatto male a lasciare la tenda... chissà.. :?:

venerdì 7 agosto 2009

Recensione potabilizzatore portatile Katadyn Hiker


Attenzione:
prima di acquistare questo prodotto ti consiglio di leggere bene l'aggiornamento in fondo al post!!


L'uso di un sistema di depurazione dell'acqua si rende necessario quando ci dobbiamo approvvigionare di acqua da ruscelli, laghetti etc etc e non siamo sicuri al 100% della sua provenienza e del fatto che non abbia attraversato insediamenti umani o animali e sia quindi stata contaminata, tramite feci, da batteri più o meno pericolosi per l'uomo.
Le alternative a questo metodo sono quelle tradizionali della bollitura preventiva o l'uso di disinfettanti in busta da aggiungere all'acqua: questi metodi però non sempre si rivelano soddisfacenti in termini di perdita di tempo (l'acqua bollita non può immediatamente essere bevuta!) efficacia della riduzione della carica batterica, e qualità dell'acqua in termini di sapore ed odore (i disinfettanti chimici alterano e spesso peggiorano il sapore dell'acqua!)

I test dichiarati dalla Katadyn, indicano che utilizzando un filtro come l'Hiker si ottiene una riduzione della Klebsiella (un batterio molto aggressivo che può provocare varie infezioni lunghe da curare agli organi genitali) e di protozoi come la Giardia e il Cryptosporidium (parassiti intestinali che possono causare diarree acute e croniche anche molto gravi) del 99.9%, un risultato che mette quindi al riparo dalle infezioni più comuni.
E' importante sottolineare che i normali sistemi di filtraggio portatili agiscono esclusivamente sulla contaminazione batterica, mentre niente possono contro l'inquinamento di tipo chimico, inteso come metalli pesanti derivati ad esempio da scarichi industriali o da fertilizzanti , rifiuti o da altre fonti.
Il loro uso quindi garantisce di poter bere con tranquillità l'acqua solo nei casi in cui a monte non siano presenti industrie, zone agricole o comunque attività umane 'invadenti'.

Il Katadyn Hiker, disponibile sul mercato estero a partire da circa 50€ (come al solito in Italia , dove questi prodotti sono considerati attrezzatura esotica , a circa il doppio...) è un pratico depuratore di soli 310 grammi di peso ed un ingombro veramente ridotto: solo 16x8x6 centimetri!
Fa parte della linea 'Backcountry' della Katadyn, cioè di quei filtri adatti ad essere usati durante attività di campeggio, trekking etc in cui si ha necessità di filtrare acque di aspetto variabile dal 'chiaro' (ruscelli, etc etc) al saltuariamente torbido (pozze, laghetti..), per piccolo gruppi di persone.
Per utilizzi più impegnativi (acque sempre e comunque molto torbide, maggior numero di persone e quindi richiesta di maggior portata) esistono altri modelli della serie "Endurance" più costosi e ingombranti: alcuni addirittura con cartuccie-filtro praticamente eterne (si parla di 50.000 litri trattabili!)

L'Hiker è costituito semplicemente da una pompa ad azionamento manuale che tramite un tubo di immissione aspira l'acqua dalla sorgente contaminata , ne forza il passaggio attraverso una cartuccia-filtro sostituibile, per poi scaricarla nel tubo di emissione verso una borraccia, una camel bag o un qualsiasi contenitore.

La cartuccia è composta da fibre di vetro da 0,3 micron e carboni attivi che riducono il sapore sgradevole dell'acqua. Katdyn dichiara che un filtro ha la capacità di trattare, al massimo 750 litri d'acqua prima di dover essere sostituito : ma è evidente che questo dipende molto dalla qualità dell'acqua immessa. In ogni caso, un filtro di ricambio costa circa 18€ se preso all'estero (circa il doppio in Italia..) e sarebbe buona norma sostituirlo almeno ogni 2 anni, indipendentemente dalla quantità di acqua trattata.

Il modello "Hiker" consente di filtrare, con circa 48 azionamenti della maniglia, 1 litro d'acqua ... quindi la portata dichiarata di 1 litro al minuto è abbastanza realistica e più che sufficiente a procurarsi in poco tempo acqua bevibile per piccoli gruppi di 2 o 3 persone.

Il tubo di immissione, che si collega nella parte bassa del filtro, è munito all'altra estremità di un galleggiante regolabile : esso è necessario a tenere l'imbocco del tubo sempre "a pelo d'acqua" in modo che non vengano pompati all'interno del sistema i fanghi e la terra presenti sul fondo e garantendo quindi una minore usura del filtro.

Sempre sull'estremo del tubo di immissione è presente un peso di plastica con all'interno un prefiltro meccanico che tramite una griglia metallica evita l'ingresso di particelle macroscopiche (con dimensioni superiori ai 130 micron) che andrebbero a compromettere l'efficienza del filtro.
Il prefiltro può teoricamente essere tolto: in questo caso il pompaggio dell'acqua avviene con molta più velocità, ma quando l'acqua è torbida, ciò può compromettere la durata del filtro ed è in ogni caso sconsigliato dalla Katadyn ( su Youtube ci sono video di persone che con questa pratica hanno intasato il filtro in pochi istanti !! ).
Addirittura sul manuale di istruzioni si consiglia di potenziare il prefiltro, avvolgendolo in un panno in caso di acqua visibilmente sporca, proprio per evitare l'intasamento del filtro con particelle macroscopiche.

Al fine di scongiurare contaminazioni incrociate, è importante evitare sempre il contatto tra il tubo di immissione e quello di emissione: per questo motivo, una volta utilizzato il depuratore, essi andrebbero riposti in due buste separate (viene fornito un sacchetto sigillabile in cui riporre il tuo di uscita).

Nella confezione sono inclusi due adattatori da applicare al tubo di emissione : uno per collegarlo ad una camel bag e l'altro ad una borraccia. La forma svasata dell'adattatore consente l'uso con diversi tipi di borracce.

E' presente anche una confezione di lubrificante al silicone, da utilizzare qualora la manovella della pompa diventasse troppo dura da spingere , è un sacchetto di nylon per il trasporto di tutto il sistema.

Il Katadyn Hiker è costruito interamente di materiale plastico, (questo lo rende molto leggero e trasportabile) ma è veramente molto solido. Anche la maniglia di azionamento della pompa è ben resistente: inoltre sulle decine di recensioni disponibili in rete non ho mai sentito nessuno lamentarsi per la rottura di qualche componente.

Dai brevi test che ho fatto lo reputo un prodotto estremamente ben costruito e affidabile. Prossimamente metterò qualche dettaglio sulle prove pratiche che ho in mente di fare.

Aggiornamento 2/8/2010
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Purtroppo le mie considerazioni riguardo all'affidabilità di questo filtro non si sono rivelate del tutto esatte.
Pochi giorni fa infatti mentre scollegavo il tubo trasparente di ingresso dell'acqua dal filtro, tirandolo, si è rotto il componente di plastica di raccordo ... rendendo il potabilizzatore inutilizzabile :O

Evidentemente si tratta di un componente dimensionato male o comunque la plastica sottile del raccordo non è adatta a sopportare le ripetute sollecitazioni di trazione/compressione che si hanno quando si inserisce/scollega il tubo di ingresso dell'acqua.

Ho scritto all'assitenza Katadyn svizzera una email, chiedendo se fosse possibile una sostituzione della giuntura di plastica o una sostituzione dell'intero involucro ma tuttora, dopo alcuni giorni , non ho ancora ricevuto risposta...


martedì 28 luglio 2009

Recensione Tenda Bertoni Xtreme


Da Lago di Stellune e Lago delle Buse


Non ho trovato molte recensioni in rete su questa tenda 4 stagioni della Bertoni. Viste le caratteristiche tecniche di tutto rispetto, ed il prezzo abbastanza conveniente rispetto alla concorrenza (circa 180€) , incuriosito, ho deciso di provarla, acquistandola direttamente dallo shopping online dell'azienda.


La tenda ha sulla carta le seguenti caratteristiche: 2 posti, doppiotelo e paleria in alluminio, telo esterno in poliestere ripstop siliconato con trattamento U.V. e resistenza ad una colonna d'acqua di 4000 mm, catino in poliestere oxford siliconato con resistenza ad una colonna d'acqua di 8000 mm, camera in poliestere ripstop traspirante e zanzariera, muretto antivento .
Peso 2,80-3,10 Kg, non proprio leggerissima ma è difficile trovare una doppiotelo di queste dimensioni e struttura ad un peso inferiore.



La prima prova sul campo si è rivelata soddisfacente: il montaggio non è istantaneo ma questione di 5-10 minuti: avviene iniziando dal telo esterno, inserendo i pali precollegati di alluminio nelle apposite canaline cucite sul telo e mettendoli in tiraggio tramite un sistema autoportante anello-perno tanto semplice quanto efficace:

Rispetto ad altri sistemi di aggancio che ho provato questo ha la particolarità, nella sua semplicità assoluta, di essere molto resistente: il perno di alluminio, lungo 3-4 cm (ma facilmente sostituibile con uno più lungo per maggior sicurezza), viene inserito nel foro terminale del palo di alluminio. Quando entrambi i perni sono forzati nelle estremità di un palo, il sistema palo - perno - anello - cinghia di regolazione - telo esterno, anche senza picchetti, viene a costituire una catena molto resistente e praticamente impossibile da scollegare fortuitamente o a causa dell'azione del vento.

Il metodo di ancoraggio di altre tende, come quelle della Ferrino, prevede invece di andare ad inserire la parte terminale del palo in un occhiello ricavato in una cinghia solidale al telo esterno. Ma è evidente che la fuoriuscita del palo dall'occhiello ,mediante trazione del palo, è (in teoria) molto più facile.

Una volta data la forma al telo esterno, si possono mettere eventualmente tutti o parte dei picchetti nei 6 punti di ancoraggio col terreno (quelli forniti sono di alluminio e suggerisco di cambiarli perchè si piegano molto facilmente) e regolare le cinghie per dare la giusta tensione al telo.



Successivamente si monta la camera interna ancorandone la parte superiore al telo esterno tramite ganci .


La camera è in poliestere , chiusa, ad eccezione della parte alta e della parte superiore della porta, in zanzariera . La zanzariera , che costituirà un buon 30% della camera interna, è comunque posizionata solo nelle zone superiori di modo che il vento non possa mai entrare direttamente, anche col muretto antivento sollevato.

Ci sono due tasche laterali portaoggetti , per la verità abbastanza piccole ed un aggancio sopra la porta per una eventuale lampada. Non sarebbe stato male predisporre qualche tasca in più.

Il materiale del catino è di qualità e piacevole al tatto (non il solito polietilene plasticoso delle tende economiche) e sembra molto resistente.

Mi lascia un pò perplesso la necessità di una cucitura nastrata a circa 2/3 della sua lunghezza, dal momento che le dimensioni del catino non sono certo così enormi da giustificare l'uso di due pezzi di tessuto differenti... ma finora non ho motivo di lamentarmene.





D'altra parte la presenza di cuciture sul catino ho verificato essere una caratteristica comune anche ad altre marche e dipende dalle dimensioni dei rotoli di tessuto utilizzati dalle aziende produttrici.

La tenda, grazie alla sua forma geodetica ed al basso profilo, resiste molto bene alle raffiche di vento (testata a quota 2100m in giornata davvero molto ventosa) . Eventualmente si possono utilizzare i 4 tiranti laterali per una tenuta ancora maggiore.

Il muretto antivento, se non necessario, può essere alzato e ancorato al telo esterno tramite appositi ganci. Quando abbassato garantisce , una volta all'interno, una protezione pressochè totale dal vento. Mi sarebbe piaciuto che fosse dotato di anelli per l'ancoraggio al terreno, che invece non sono presenti: nel mio caso ho utilizzato dei sassi per evitare che svolazzasse troppo .


All'interno 2 persone distese trovano posto con relativa comodità, anche se ovviamente non avanza certo spazio all'interno della camera, escluso un pò di vestiario sopra la testa. Per una persona è invece l'ideale, consendo di dormire con assoluta comodità, anche col bagaglio accanto.

E' conveniente dormire con la testa rivolta verso l'ingresso, dal momento che in tale punto la tenda ha una maggiore altezza (1 metro circa) e soprattutto larghezza . A questo proposito è conveniente notare che una persona di 1,80m , seduta, non tocca con la testa il 'soffitto' della tenda solo se si trova nella zona dell'ingresso della camera.

Nell'abside esterna , che necessita di picchetti per il raggiungimento del volume ottimale, c'è abbastanza spazio per due grossi zaini da 75 litri, scarpe, fornellino, etc etc.
Da notare che l'ingresso del telo esterno è posizionato sulla parte laterale sinistra dell'abside: in questo modo si salvaguarda la camera interna dall'ingresso frontale del vento.


La tenda è costruita con qualità e attenzione ai dettagli: tutte le cuciture sono accuratamente termonastrate e sembrano all'apparenza molto resistenti (solo il tempo potrà darne conferma) . La soluzione di far passare la paleria all'interno di veri e propri condotti cuciti al telo esterno, anzichè su ganci, garantisce una distribuzione migliore, più uniforme, delle tensioni sul telo in caso di forte vento.
Le due aperture di ventilazione posizionate sul lato destro dell'abside e sul retro, sono chiudibili tramite velcro.

Non ho riscontrato fenomeni di condensa particolari (è comunque inevitabile che un pò di condensa durante la notte si formi sulla parte interna del telo esterno: in questi casi è importante evitare di far toccare inavvertitamente, ad esempio con la testa, la zanzariera interna al telo esterno perchè questo causa il passaggio di condensa e il gocciolamento di acqua nella camera.

Un piccolo appunto: anche se il montaggio è abbastanza intuitivo, spiegazioni chiare e illustrazioni dettagliate su come agganciare la paleria e regolare i tiranti o sulla manutenzione generale della tenda sono quasi totalmente assenti (guardate voi stessi, queste sono le istruzioni di montaggio incluse!): poteva essere fatto uno sforzo in più per adeguarle alla qualità generale del prodotto (le istruzioni delle tende Ferrino ad esempio sono sempre molto chiare e ben fatte, per tutti i modelli anche quelli più economici).

Nonostante ciò devo evidenziare l'ottimo servizio di assistenza Bertoni: dal momento che un anello e un perno erano mancanti , contattato tramite email, ha provveduto in 48h a spedirmi i pezzi sostitutivi tramite corriere. Dispongono anche di un servizio tecnico al quale rivolgersi per eventuali riparazioni alle tende (cuciture, paleria, etc etc) .

Per il momento, mi sento quindi di consigliarla, anche considerando che per modelli analoghi, 4 stagioni, e con caratteristiche tecniche inferiori, la concorrenza (Ferrino, Vaude, etc etc) propone prezzi di un buon 30-40% superiori .

mercoledì 22 luglio 2009

Due notti sul Lagorai: Lago delle Stellune e Lago delle Buse


Ecco qui il resoconto del mio ultimo trekking , due notti in tenda sulla catena del Lagorai, uno degli angoli più selvaggi del Trentino

Pomeriggio 15/7 /2009
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Partenza dal P.so Manghen (2047m) il cui versante settentrionale è raggiungibile dalla Val di Fiemme (Molina di Fiemme e Val Cadino) e quello meridionale dalla Valsugana (Borgo Valsugana e Val Calamento), tramite la SP31 del Manghen.

Zaino carico con circa 15Kg di roba, compreso tenda, fornellino a gas, vettovaglie varie, che mette subito a dura prova le mie spalle.

Si imbocca il sentiero 322 che dopo aver costeggiato il lato nord del Monte Manghen, in circa 30-40 min di saliscendi porta alla conca del Lago delle Buse (2060 m) dominata dalla Forcella Ziolera. In zona sono presenti diverse colonie di marmotte che però non si fanno fotografare facilmente.

Si continua sul 322 in direzione est., verso Forcella Montalòn, procedendo sulle pendici di Cima Todesca e della Pala del Becco, attraverso diversi saliscendi che in alcuni punti, con lo zaino carico sulle spalle, risultano abbastanza faticosi. Sullo sfondo la magnifica vista della Cima delle Stellune, sotto al quale giace l'omonimo lago, la nostra meta.

Dalla Forcella Montalon (2133 m) si prosegue sul 322 in direzione Forcella di Val Sorda (2256 m) . Alla nostra destra la Cima delle Buse e il Monte Montalon .

Quando sono ormai in vista del Lago delle Stellune, decido di lasciare il 322 e tagliare evitando la conca nevosa che ancora permane a nord del Montalon e la Forcella di Val Sorda e nello stesso tempo accorciando il percorso verso il lago.

Trovo una traccia non segnata sulla cartina ma comunque ben visibile, che da quota 2227 prima attraverso massi e poi rododendri mi porta rapidamente a scendere nel boschetto sulla rocciosa sponda ovest del lago, a quota 2098, in prossimità dell'emissario che dal Lago delle Stellune scende a valle con il nome di Rivo delle Stue.


Da qui, agevolmente mi sposto sulla sponda nord del lago, più verde e soleggiata, e munita di acqua corrente proveniente dalla soprastante Cima delle Stellune (2605m) .

Pianto la tenda dopo circa 4h30 dalla partenza. Il lago è stupendo e il fatto che non sia facilmente raggiungibile dal sentiero vero e proprio a causa dei canaloni innevati, fa si che sia completamente deserto: sono solo io, immagino, nel raggio di qualche Km .

Cena a base di risotto ai funghi porcini , qualche foto, un pò di pensieri e poi nanna
Mi sveglio alle 2,30 circa abbagliato dal chiarore lunare che penetra nella tenda, esco e per qualche minuto mi godo lo spettacolo :O

Mattino 16/7/2009
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Sveglia ore 9, c'è un bel sole e decido di prendermela comoda.

Poi improvvisamente il tempo cambia proprio mentre sto riponendo la tenda.
Affretto i preparativi , faccio rifornimento d'acqua e prevedendo temporale, anzichè tornare in quota, decido di scendere ad ovest, verso Malga delle Stellune e Malga Cazzorga, per trovare eventualmente riparo.

Non riesco immediatamente a trovare il 318 che proveniendo da Forcella di Val Sorda dovrebbe condurmi a Malga Cazzorga. In realtà il sentiero passa abbastanza a nord del Lago delle Stellune, in ogni caso con un pò di orientamento, e senza abbassarmi troppo di quota, ritrovo la traccia quando sono ormai in vista di Malga (o Baito) delle Stellune (1976 m).
La Malga pur essendo in buono stato sembra abbandonata, il tempo regge e decido di proseguire senza fermarmi.

Lo scampanare delle mucche mi avverte dell'arrivo a Malga Cazzorga (1845m).
Da qui, con un pò di difficoltà perchè il sentiero, in salita alla sinistra della malga è privo di segnaletica e quindi non è immediatamente visibile, imbocco il 362 verso Forcella Montalòn (1h15' circa).

Il sentiero diventa in breve una stradina pietrata ad evidente uso militare, e attraverso il bellissimo Pian della Maddalena, con praterie ricche di fiori di ogni tipo e racchiuso tra le due montagnole del Mugon e del Monte Tuschere , mi riporta a Forcella Montalòn (2133 m) senza troppa fatica. La zona è ricca di ruscelli e ne approfitto per rifornirmi d'acqua.


Pomeriggio 16/7 /2009
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Riprendo quindi il 322 in direzione Lago delle Buse che raggiungo con un pò di stanchezza per via del carico dopo circa 4h30 dalla partenza dal Lago delle Stellune. In teoria potrei tornare facilmente la P.so del Manghen con altri 30-40 minuti di cammino, ma decido di riposarmi e godermi un'altra serata di natura.

Anche se in ombra, mi posiziono sulla sponda nord dal momento che quella sud oltre che rocciosa è proprio sotto i canaloni del Monte Ziolera e preferisco evitare rischi.

Tira un vento tremendo che mi costringe ad utilizzare tutti i tiranti disponibili per la tenda. Il lago è di tipo stagnoso e non c'è acqua corrente negli immediati paraggi, ragion per cui sono costretto a razionare l'acqua.

A cena do fondo alle riserve di cibo che mi ero portato. Accendo il fuoco, scoprendo che i rami secchi dei rododendri prendono benissimo!

Il lago è popolato da cavalli , probabilmente appartenenti alla vicina Malga Buse, ma lasciati completamente allo stato brado.

Durante la notte, esco dalla tenda per una sigaretta, e su una collinetta poco lontano, al chiarore della luna, vedo la sagoma di un cavallo nero e sento l'eco del suo nitrito per tutta la conca. Dopo poco, dietro di essa, la seconda sagoma di un puledrino. Entrambi rimangono immobilial chiarore lunare per diversi minuti, tutto intorno il silenzio ed una sensazione di pace che non dimenticherò facilmente.

Mattino 17/7 /2009
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Il mattino seguente, per farmi il caffè :) decido di trovare un pò d'acqua, ma non trovo nessun ruscello o comunque acqua corrente che mi consenta di bere con relativa sicurezza: solo pozze stagnanti.
Allora, senza smontare il campo, risalgo il 322 verso il P.so Manghen fino a quando trovo un 'pisciolino' d'acqua che scenda da un costone roccioso e che in circa 30 minuti mi consente di riempire la camelbag e tornare al campo base.

Colazione, rimonto la tenda, e per le 12 sono al P.so del Manghen da cui faccio ritorno a casa.




Attrezzatura varia:

- Zaino Ferrino Transalp 75l
- Tenda 2p Bertoni XTreme, non leggerissima (3Kg) ma resiste bene alle raffiche di vento
- Fornellino a gas Campingaz Bleuet 270 Micro + bombola CV470plus
- Nastro adesivo Saratoga "American Tape" , utile per riparare i bastoncini o eventuali strappi alla tenda


lunedì 6 luglio 2009

Gli Anelli del Sabato - Passo degli Acquiputoli e Riserva di Acquerino - Cantagallo




Qualche mese fa mi ero riproposto di visitare meglio la riserva naturale di Acquerino - Cantagallo, ", con il suo famose Faggione, (...) circa 96 Kmq tra il lato destro del Bisenzio e la vallata del Limentra occidentale, su un territorio in gran parte montuoso, ai contrafforti della catena appenninica. Siamo proprio nel cuore dell'Appennino Toscano, con altitudini comprese tra i 300 ed i 1100 metri , in un'area dove si susseguono acuti crinali separati da profonde vallate, dove il clima è sempre stemperato dalle ombrose foreste e dai tanti corsi d'acqua" (http://www.comune.cantagallo.po.it)

Purtroppo non sono riuscito a completare il percorso ad anello che avevo in mente a causa di un temporale che mi ha costretto a tornare indietro a circa metà percorso.

Si parte da Luogomano (635m) (vedere le indicazioni su come raggiungere la zona qui), e attraverso facile strada bianca si prosegue fino alla sbarra di ingresso nella zona protetta della riserva.

Proseguendo in leggera salita, arriviamo ad un incrocio segnato sulla carta a quota 739m : alla sinistra la strada forestale che porta, inizialmente in discesa, alla Cascina Le Barbe (804m) (" La cascina prende il nome dall'omonimo fosso che nasce nei pressi dell'edificio. Di proprietà della Regione Toscana, una sua parte - una grossa stanza con camino, è aperta e liberamente fruibile dagli escursionisti. Nel piazzale antistante la cascina sono presenti tavoli e panche in legno a disposizione dei visitatori, nonchè una copiosa fonte.")


Alla destra, seminascosto dalla vegetazione, e non indicato sulla cartina della Multigraphic in mio possesso, c'è l'inizio del 32 , che consente di raggiungere il Faggione aggirando da nord il Poggio Tondatoio (870m) ed evitando la forestale. Tuttavia, siccome sta piovendo, proseguo per la strada bianca .



Superata la sbarra di ferro che segna il vero e proprio ingresso nel parco, raggiungo prima la località La Macchiottola (929m) , dove mi fermo a mangiare un boccone e vengo investito da un primo temporalone e poi il Faggione dove scatto le foto di rito.


Proseguo sulla forestale in direzione Passo degli Acquiputoli: la strada è facile e abbastanza monotona. Incontro una fonte di acqua bella fresca (Fonte Le Pellacchie , 980m), ben segnalata :

ed arrivo al passo (1039m) , vero e proprio crocevia di sentieri, dopo circa 40 minuti di facile cammino dal Faggione:

Una stele di marmo , per la verità abbastanza orrenda, segnala il raggiungimento del passo:

Mi piacerebbe proseguire in direzione nord-est verso il Monte Bucciana (1204m) tramite il 00 (GEA), ma le condizioni del tempo mi inducono a tornare indietro.

Dal Passo degli Acquiputoli,l 00 (GEA) ma in direzione opposta , conduce con circa mezz'ora di cammino alla Cascina di Spedaletto (881m) , posto tappa della Grande Escursione Appenninica.

Il 32 invece, porta in direzione sud dopo circa 1h di cammino al paese di Tobbiana. In direzione nord-est invece, riconduce al Faggione e poi al Poggio Tondatoio.

Il 10 , consente di portarsi in direzione sud-est, al Passo degli Acandoli (869m) , tra Poggio Alto e Monte Acuto, cioè il versante alla destra orografica del Fosso delle Barbe, e da qui proseguire verso Migliana o Prato.